Cammini religiosi al Consiglio d’Europa
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15 Dicembre 2018
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A Strasburgo, presso il Consiglio d’Europa, incontro organizzato dalla missione della Santa Sede presso l’organismo europeo, in collaborazione con il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, dedicato ai percorsi culturali del Vecchio Continente
“Itinerari culturali del Consiglio d’Europa”: è il titolo dell’incontro tenutosi a Strasburgo, organizzato dalla missione della Santa Sede presso l’organismo europeo, in collaborazione con il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Nel 2018 la Santa Sede ha aderito ufficialmente all’Accordo parziale allargato del Consiglio d’Europa sugli itinerari culturali siglato nel 2010.
Santiago de Compostela e gli altri cammini
L’organizzazione con sede a Strasburgo nel 1987 lanciò il programma sugli itinerari culturali, con lo scopo di certificare quelli più significativi per l’identità culturale europea. Il primo itinerario ad essere certificato è stato il cammino di Santiago de Compostela, seguito da una trentina di altri, molti dei quali hanno un chiaro riferimento religioso.
Conferenze episcopali e diplomatici
All’evento presso il Consiglio d’Europa, nell’Anno del patrimonio europeo, partecipano tra gli altri mons. Paolo Rudelli, osservatore permanente della Santa Sede a Strasburgo, e il cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, oltre ai delegati di più di 15 Conferenze episcopali europee e ai membri delle delegazioni diplomatiche. Tra le relazioni in programma anche quella di don Michele Falabretti, responsabile del Servizio di pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, che ha sottolineato come l’iniziativa “intende far emergere il valore della trama che le strade e i cammini disegnano sulla cartina dell’Europa, ma che poi diventa la trama di relazioni che si costituiscono e di una spiritualità che nel tempo continua”.
Le radici europee
Una spiritualità che riscopre le radici del Continente europeo. “Non possiamo dimenticare – aggiunge don Falabretti – che la cultura in Europa è stata tracciata e segnata fondamentalmente dalle strade della fede, dei pellegrinaggi, oltre che ovviamente da quelli commerciali. Però le strade e i pellegrinaggi dicono di una radice che appunto è profonda e va lontana nel tempo”.
I Cammini in Italia
L’intervento ai lavori del responsabile del Servizio di pastorale giovanile della Cei è dedicato a: “I cammini 2018”, intrapresi nei mesi precedenti il Sinodo dedicato ai giovani: “La scorsa estate noi, come Chiesa italiana, abbiamo chiesto alle diocesi di organizzare cammini e ne sono stati organizzati circa 90, perché le diocesi si sono un po’ raggruppate, messe insieme. Da nord a sud, santuari, luoghi di spiritualità e di cultura diversi sono diventati le mete dei cammini dei giovani. Per esempio, le diocesi di Udine, Gorizia e Trieste sono riuscite ad organizzare un percorso che partisse dal tema della Prima Guerra Mondiale – quindi ha attraversato i luoghi teatro del conflitto che si è chiuso 100 anni fa – per arrivare a fare la catechesi nella Basilica patriarcale di Aquileia, recuperando i mosaici costantiniani. La Calabria – prosegue don Falabretti – ha unito Serra San Bruno con San Francesco di Paola. La Sicilia ha riscoperto un’antica tradizione che ricorda Santa Rosalia, che sembra sia partita da Agrigento e poi sia arrivata a Palermo”.
Possibilità e significati
Tali cammini “sono stati una prima esperienza vissuta così in Italia, in modo così diffuso sul territorio”. Ora se ne parla al Consiglio d’Europa “perché questa esperienza ha fatto emergere alcune possibilità e significati: l’incontro tra le persone e la vita di fede; la possibilità di forme pastorali nuove; il tema dell’ascolto e dell’accompagnamento delle persone”. “Il cammino è stato in Italia la possibilità di leggere, riscoprire le radici del territorio. E quindi i ragazzi hanno preso contatto con luoghi che abitano tutti i giorni ma che non sono mai stati capaci di vedere in quel modo, perché il cammino richiede lentezza, calma, capacità di avere uno sguardo attorno a sé che è diverso”.
La Tomba di Pietro
Anche il recente Sinodo ha avuto uno dei suoi momenti importanti nel pellegrinaggio alla Tomba di San Pietro: “Tutti i cammini che sono stati organizzati quest’estate – prosegue il rappresentante della Cei – hanno avuto come destinazione finale la Tomba di Pietro. Il significato è stato interessante. Non abbiamo bisogno di annullare le differenze: abbiamo mantenuto l’idea dell’originalità dei propri territori e nello stesso tempo però abbiamo cercato di dimostrare che l’arrivo alla Tomba di Pietro, con la Messa finale, era la destinazione naturale di chi condivide la stessa fede. Quindi lo stesso cammino non significa percorrere esattamente le stesse strade: si possono fare strade diverse e sentirsi uniti nello stesso cammino. Questo era il messaggio e il significato che il Sinodo e l’esperienza della scorsa estate hanno cercato di mostrare”.
Interventi del cardinale Bagnasco e di mons. Rudelli
Di un “turismo più autentico” parla il cardinale Bagnasco nel suo intervento, evocando un “incontro tra culture e tra popoli”, “un assaggio della grande diversità e insieme della sinfonia della cultura europea”: si tratta di “un elemento assolutamente centrale per la costruzione del progetto di integrazione europea”, perché l’Europa “è una comunità costituita da popoli e culture variegate, eppure legate da una storia condivisa, nella quale il cristianesimo ha giocato un ruolo decisivo”.
Essa è di fatto una “comunità di destino” e il futuro della sua integrazione “passa necessariamente dalla capacità di mettere in dialogo, in forma creativa e aperta al futuro, le culture che la compongono”.
La convinzione della Santa Sede d’altra parte, ricorda mons. Rudelli, è che “il processo di integrazione europea trovi un luogo essenziale di realizzazione nel dialogo, nella sinfonia tra le diverse culture che costituiscono l’identità dei nostri popoli”.
Tratto da Vatican News
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