Sondaggio IPSOS: la transizione ecologica piace agli italiani
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20 Ottobre 2021
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L’85% dei nostri concittadini è convinto che pagheremmo a caro prezzo l’eventuale inerzia di fronte alla crisi ambientale, ormai estesa all’intero pianeta: l’impatto delle calamità naturali collegate al riscaldamento globale – che stiamo subendo da tempo – diventerà sempre più gravoso. Per il 79%, invece, il semplice fatto di ritardare la transizione ecologica provocherebbe già effetti devastanti; ci troveremmo, infatti, ad affrontare cambiamenti climatici ed eventi meteorologici via via più estremi e frequenti con risorse insufficienti, da distribuire a una popolazione mondiale in crescita.
Ecco perché bisogna trasformare stile di vita, consumi, sistemi di produzione, garantendo a tutti gli strumenti per proteggersi da siccità, alluvioni e disastri che minano la sicurezza personale, l’approvvigionamento di cibo, l’accesso all’acqua pulita.
La transizione ecologica, però, non svolge soltanto una funzione di difesa: l’86% degli italiani intervistati per il sondaggio crede che sia pure un’opportunità, una strategia per ridurre i rischi e promuovere al contempo investimenti, innovazione, occupazione. Cioè un capitolo importante del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza che dovrebbe risollevare il Paese.
Se si entra nello specifico delle misure da attuare, emerge che quelle ritenute indispensabili sono:
- fermare il consumo di suolo (per il 55%),
- limitare lo spreco d’acqua (per il 54%)
- diminuire l’inquinamento di fiumi e mari (52%)
- tagliare le emissioni di gas serra (50%)
- potenziare il riciclo dei rifiuti (50%).
Meno considerata è la necessità di disincentivare l’uso dell’automobile a favore del trasporto pubblico (38%).
Per quanto riguarda la “green economy“…
- il 65% pensa sia un modello di sviluppo mirato a migliorare il benessere e l’equità sociale;
- il 67%, una questione che interessa le imprese;
- il 55% una questione che riguarda la quotidianità collettiva;
- il 32% una questione che riguarda lo Stato.
L’ indagine Ipsos ha riguardato un campione cittadini italiani fra i 18 e 75 anni, distribuito per quote relative a genere, età, area geografica, dimensione del comune di residenza, condizione lavorativa, livello di istruzione.
Quando ormai mancano solo 10 anni al 2030, anno in cui dovrebbero essere raggiunti gli SDGs delle nazioni Unite, siamo in mezzo a un guado non solo simbolico, ma fortemente concreto: il precipitare della situazione ambientale, accompagnata dai recenti disastri climatici, dicono che stiamo per raggiungere il punto di non ritorno e rimane poco tempo per invertire la rotta.
Per farlo, è necessaria una condivisione di obiettivi, responsabilità e azioni sia a livello individuale che politico e di comunità. È quindi di primaria importanza la rilevazione che la società, forse più della politica, è consapevole non solo dell’esistenza della crisi ambientale e climatica, ma anche dei benefici che la transizione ecologica in termini di vantaggi occupazionali ed economici e di quanto invece i costi del non agire gravino su tutti i cittadini.
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