Per due lavoratori su tre, la salute vale più dei soldi
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22 Febbraio 2019
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Il welfare aziendale è più ambìto rispetto all’aumento di stipendio e 6 lavoratori su 10 sono soddisfatti. Ma si lavora di più, con mansioni più estese. E ci sono sempre meno posti
I paradossi del mondo del lavoro: pochi lavorano troppo, ancora meno guadagnano molto, ma tanti hanno bisogno di maggior benessere visto, anche, che più soldi in busta paga non arrivano. I lavoratori italiani sono abbastanza soddisfatti di avere un impiego e temono che potrebbero essere i robot a portarglielo via più che gli immigrati. E’ questa la narrazione dei paradossi italiani del mondo del lavoro secondo il Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale.
Sempre meno persone lavorano, sempre di più: i dati raccolti dal Censis e da Eudaimon parlano chiaro: si lavora di più, con orari e mansioni più estese e con minore creazione di lavoro e quindi occupazione. Crescono le diseguaglianze retributive perché rispetto al 1998, nel 2016 il reddito individuale da lavoro dipendente degli operai è diminuito del 2,7% e quello degli impiegati si è ridotto del 2,6%, mentre quello dei dirigenti è aumentato del 9,4% e i malesseri da lavoro.
«A causa del lavoro – si legge nel rapporto – 5,3 milioni di lavoratori dipendenti provano i sintomi dello stress (spossatezza, mal di testa, insonnia, ansia, attacchi di panico, depressione), 4,5 milioni non hanno tempo da dedicare a se stessi (per gli hobby, lo svago, il riposo), 2,4 milioni vivono contrasti in famiglia perché lavorano troppo».
Carriera, addio
Il 62,8% dei dipendenti italiani ha un giudizio positivo della sua situazione lavorativa, il 22,1% sostiene che le nuove tecnologie siano un pericolo per il proprio lavoro che potrebbe essere sostituito o cancellato e il 19,6% teme che gli immigrati possano rubare il lavoro, magari lavorando a salari più bassi. Le speranze di avere uno stipendio considerevolmente più alto si sono ormai perse, sopratutto per impiegati e operai, ma molti potrebbero accontentarsi anche di maggiore benessere. Anzi, preferirebbero un sostegno in campo sanitario, di prevenzione della salute, supporto per l’istruzione dei figli o la cura dei familiari, più tempo libero e conciliazione con le esigenze della famiglia, prodotti culturali e occasioni di benessere.
Meglio pensare al benessere e alla salute
Il dato più rilevante riguarda proprio il numero dei lavoratori che è favorevole a scambiare qualche incremento retributivo con servizi di welfare in azienda.
Più di due su tre (il 67,8% dei dipendenti) preferirebbe appunto più welfare a più soldi in busta paga. Il welfare aziendale è uno strumento potente, ma ancora poco conosciuto e applicato. Dopo due anni dalla prima legge di stabilità che aveva scelto di incentivare il welfare aziendale, nel rapporto Censis ed Euidamon vengono registrati una crescita e ottimi risultati sulla soddisfazione dei lavoratori e l’engagement in azienda.
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