L’Italia ha perso il 28% delle terre coltivate nell’arco di una sola generazione
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19 Giugno 2020
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In occasione della Giornata mondiale della desertificazione e della siccità istituita dall’Onu e dedicata quest’anno al macrotema “Cibo, mangimi e fibre”, la Coldiretti dettaglia i passi indietro fatti dall’agricoltura nel nostro Paese.
«L’ultima generazione è responsabile della perdita in Italia di oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari».
Riconoscere il ruolo ambientale, sociale, culturale ed economico dei contadini
Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono – continua la Coldiretti – l’Italia è chiamata a difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola. Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono – sottolinea la Coldiretti – i cambiamenti climatici con una decisa tendenza al surriscaldamento con il moltiplicarsi di eventi estremi con manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.
«In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione – dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali. Per lo sviluppo sostenibile del Paese come Coldiretti abbiamo ideato ed ingegnerizzato e poi condiviso con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti la messa in cantiere di una rete di circa mille laghetti nelle zone di media montagna da utilizzare per la raccolta dell’acqua da distribuire in modo razionale in primis ai cittadini, quindi all’industria e all’agricoltura».
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