Verso una piattaforma nazionale per la mobilità dolce
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29 Ottobre 2018
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L’agenzia giornalistica specializzata nelle politiche pubbliche relative ai settori della cultura e del turismo, AgCult, è media partner del Meeting All Routes lead to Rome. Nei giorni scorsi ha pubblicato un ampio spazio alla manifestazione, mettendo in luce i vari temi e i vari aspetti della III edizione, evento ufficiale dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale.
Per All Routes lead to Rome è “l’edizione della maturità”: la terza precisamente, evento ufficiale dell’Anno europeo del patrimonio culturale e in programma a Roma dal 16 al 25 novembre. Dieci giorni dedicati alle forme di viaggio che mantengono inalterato il fascino di una mobilità dolce. “Molto al di là dei titoli, il meeting è andato progressivamente trasformandosi” – dice ad AgCult Federico Massimo Ceschin, segretario generale della rete di cooperazione internazionale Cammini d’Europa, che promuove l’evento – “Dapprima in un circuito di enti, di imprese e di realtà del terzo settore (sono oltre 100 le organizzazioni che aderiscono alla board e al partenariato) mirato a garantire qualità, autorevolezza, scientificità e pragmatismo ai contenuti, sfociati nella pubblicazione del primo Libro bianco degli Itinerari, delle Rotte, dei Cammini e delle Ciclovie”. Ora il percorso condiviso “va nella direzione di realizzare una vera e propria piattaforma nazionale per la mobilità dolce”.
UNA RETE A SOSTEGNO DELLA BELLEZZA
L’idea è da intendere “non tanto e non soltanto da un punto di vista infrastrutturale, ma culturale e sociale – prosegue Ceschin -: recuperando le forme più naturali e più autentiche del viaggio, è possibile incidere sulla valorizzazione dei patrimoni materiali e immateriali, sulla valorizzazione delle identità locali e delle differenze, sul posizionamento strategico delle destinazioni e sulla qualità della vita dei cittadini”. La “missione” dell’evento è “realizzare una rete stabile di enti pubblici, privati, ecclesiastici e non profit che operino insieme per sostenere la causa della bellezza” – spiega Ceschin – “Più ancora, che riconoscano la dimensione profonda che la bellezza – al di là di stereotipi, luoghi comuni e una certa retorica – ha avuto e può ancora avere nel nostro essere Paese. Un piccolo lembo di terra, cerniera tra l’Europa e il Mediterraneo, su cui si è accumulata nei secoli una straordinaria varietà di esperienze umane che hanno lasciato tracce indelebili, numerose e diverse, che sono diventate paesaggi, tradizioni, culture e opere d’arte. Esperienze di comunità che con il tempo sono diventate città, paesi, borghi e villaggi”.
INVESTIRE IN CULTURA…PER UNA NUOVA ECONOMIA DELLA BELLEZZA
“Un Belpaese” – continua il segretario generale di Cammini d’Europa – “fatto di piccoli centri abitati, di paesaggi poco attraversati, di tradizioni meno conosciute ma ben conservate, di territori non ancora attraversati dai flussi turistici che costituiscono una grande riserva di valore per ciascuno di noi e per gli italiani di domani. Penso in particolare alle aree interne, all’Appennino, al Mezzogiorno, ma anche semplicemente a quegli straordinari scrigni d’arte e di umanità che si ritrovano esclusi dai flussi turistici, mentre altre città soffrono di fenomeni di overtourism, perdendo ogni giorno di più la propria identità”. Secondo Ceschin “l’Italia deve trovare le chiavi per accendere l’interesse di chi investe in cultura perché comprende il valore e il ritorno dell’investimento realizzato in capitale umano, anzitutto nelle competenze e nelle professioni, nonché nelle relazioni e nelle connessioni che aumentano la qualità della vita e dell’esistenza anche in questo tempo di incertezze, di nuova scarsità e di razionalizzazione della spesa. In altre parole, è necessaria una nuova economia della bellezza”.
CONVENZIONE DI FARO, L’IMPORTANZA DELLA COMUNITA’ D’EREDITA’
All Routes lead to Rome arriva al termine dell’Anno europeo per il patrimonio culturale e in un momento storico in cui “si parla molto dell’Europa delle banche centrali, dei tassi di interesse, dello spread, delle politiche migratorie” si rischia di “dimenticare i veri valori e le enormi opportunità che il vecchio continente riserva a ciascuno di noi ed ai nostri figli”, sottolinea Ceschin. Per l’Italia, il meeting “si fa portavoce dell’istanza di ratifica della Convenzione di Faro: partendo dal presupposto che il concetto di ‘patrimonio culturale’ è rimasto spesso ampio e labile – da noi peggio che altrove in Europa – è di fondamentale importanza l’opportunità di racchiudere in un’unica definizione gli aspetti tangibili, intangibili ed educativi dei beni culturali, come ‘un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione’”, afferma Ceschin citando la Convenzione di Faro, firmata dall’Italia nel 2013 ma non ancora ratificata. “E soprattutto – sottolinea Ceschin – si introduca nell’ordinamento la nozione di ‘comunità di eredità’, ovvero ‘un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future’”.
IL PATRIMONIO COME VEICOLO DI CRESCITA
All Routes lead to Rome è al lavoro da tre edizione “per diffondere un’idea di ‘patrimonio comune’, in Italia e in Europa, da intendere come somma delle forme, dei valori, dei principi e degli ideali che costituiscono una fonte condivisa di identità e coesione, capace di promuovere lo sviluppo di una società pacifica e stabile, fondata sul rispetto dei diritti dell’uomo, al di là dei confini, delle barriere e dei muri” – continua Ceschin – “Pensiamo al patrimonio come veicolo di crescita umana e personale, nell’ottica dell’accessibilità universale, ma anche come elemento di un necessario primato della cultura che favorisca le condizioni affinché ciascuno possa essere posto nella condizione di comprendere i diritti e doveri di cittadinanza, nonché i fenomeni della contemporaneità, esercitando liberamente e coscientemente il proprio diritto di scegliere, come individuo, come membro della comunità, come elettore e come consumatore. E infine pensiamo alla mobilità lenta e sostenibile come elemento di tessitura tra le infinite trame del patrimonio, in modo da esaltare la ‘italianità’ in questo mondo globalizzato, assicurando un futuro diverso ai giovani che scontano – più di tutti gli altri – la precarietà e l’indifferenza di questo tempo liquido e pieno di incertezze”.
UN APPROCCIO SISTEMICO PER LE FILIERE DI PRODOTTO
L’evento riunisce a Roma alcuni tra i più importanti stakeholder del settore. Ma cosa significa “fare sistema” nel mondo del patrimonio culturale? “In Italia, l’arte e la cultura sono di casa – riflette Ceschin – “con testimonianze storiche, monumentali, architettoniche e archeologiche sparse per il Paese. Ciascuna rappresenta un motivo per aumentare l’appartenenza, il senso civico e una fonte sempre più rilevante e stabile di crescita economica e sociale”. Secondo il segretario generale di Cammini d’Europa, “sono ormai improrogabili scelte coraggiose, per accompagnare lo stato attuale dei molteplici e stupendi fattori naturali, paesaggistici e artistici del Paese verso una progressiva integrazione, tra loro e con le risorse tecniche, finanziarie, culturali, sociali e imprenditoriali presenti presso ciascuna comunità territoriale. Solo un approccio olistico e sistemico, orientato a realizzare filiere di prodotto con soggetti pubblici, privati ed ecclesiastici può consentire di promuovere strategie organiche ed efficaci”.
UNA NUOVA STAGIONE DEL PATRIMONIO
Va considerato poi “che le catene del valore contemporaneo sono originate dalle produzioni culturali e creative, le uniche in grado di generare contenuti ed esperienze a misura di fruitore. Il programma Europa Creativa – spiega Ceschin – ci è di grande aiuto, non tanto per i sostegni materiali quanto per la definizione che ci offre. Non ci sono dunque più alibi per insistere nelle politiche di conservazione dei beni culturali senza considerare l’importanza vitale per il Paese di produrre valore reale in termini di reddito, benessere e occupazione qualificata. Si rende necessaria una stagione del patrimonio completamente nuova, come impalcatura doverosa e imperativa tra esigenze di conoscenza, di tutela e di fruizione”. Doverosa perché “senza riconoscere il passato, saremmo un Paese senza futuro, ma anche imperativa perché viviamo di presente: non possiamo rimanere incastrati nelle visioni antiquarie ottocentesche né invischiati nei modelli produttivi di altri tempi” – afferma ancora Ceschin – “In ultima istanza, serve un progetto unitario e nazionale, capace di sostenere e incoraggiare la transizione del nostro Paese da sommatoria spontanea di motivi di eccellenza ad un sistema integrato di bellezze, paesaggi, tradizioni, culture, produzioni e cucine. Un Paese da attraversare lentamente attraverso percorsi di mobilità dolce”.
TRE NUOVE REALTA’ DI RETE
Il programma di All Routes lead to Rome è ancora in via definizione (sarà presentato il 9 novembre in una conferenza stampa al Campidoglio). Un calendario ricco di eventi: “Ciascuno ha un portato di eccellenza che si rivolge a pubblici diversificati, con contenuti fortemente profilati, anche soltanto se invita a salire in sella ad una bicicletta e vagare con lo sguardo all’insù tra le bellezze straordinarie del paesaggio o del patrimonio”, conclude Ceschin evidenziando tre momenti che giustificano l’evoluzione del Meeting da semplice evento a piattaforma strutturale. “Durante i dieci giorni della manifestazione nasceranno tre nuove realtà di rete. Una rete d’imprese orientate alla mobilità dolce promossa da Co.Mo.Do., una rete di Comuni e di Città attraversate dal ‘Viaggio in Italia’ di Goethe promossa da Cammini d’Europa e il network ‘BioSlow’ che – nell’anno nazionale del Cibo, in attesa dell’anno nazionale del Turismo lento e con un nuovo Ministero che si occupa di politiche agricole e turismo – coinvolgerà distretti di agricoltura biologica, produzioni tipiche e itinerari da percorrere”.
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