Community destination manager
Per conoscere più approfonditamente il ruolo, le competenze, le funzioni e le prospettive professionali del manager di destinazione, SIMTUR ha creato un sito dedicato > www.managerdidestinazione.it
Il processo che accompagna un territorio da meta di flussi turistici a destinazione di eccellenza è sempre più influenzato da alcune leve specifiche, sempre più evolute che fanno perno su una sola parola: integrazione.
- Integrazione efficace di vari settori disciplinari: gestione della qualità, finanza, sviluppo di prodotti e servizi, gestione del valore delle relazioni, comunicazione, promozione, marketing, casi di studio e sondaggi;
- Integrazione delle politiche di sviluppo: la comunità dev’essere posta al centro della visione. I cittadini residenti sono attori della domanda e dell’offerta al tempo stesso: sono portatori di identità e di valori, ospiti, guide, fornitori di contenuti e ambasciatori dell’informazione ma – in egual misura – sono anche i primi fruitori e consumatori dei prodotti e dei servizi territoriali;
- Integrazione delle esperienze: Il patrimonio di risorse e attrazioni di una destinazione, così come quello culturale materiale e immateriale, non è scolpito nella pietra ma nelle esperienze che le persone condividono. È dunque sempre più necessario imparare a fare i conti con un popolo nuovo: non cittadini ma city users, non turisti ma cercatori di esperienze, non utenti di musei ma esploratori interattivi, che nel fine settimana scelgono di fare trekking o, indistintamente, di spostarsi per centinaia di chilometri per visitare una mostra. Se i luoghi vanno diventando elementi secondari, di contesto, le persone sono animate dalla ricerca di condivisione di un “mood”, di uno stato dell’animo quanto più originale e autentico possibile. Nessuna plastificazione: è necessario integrare le plurali identità territoriali con le aspettative dei visitatori.
- Integrazione delle strategie di comunicazione: la costruzione di ecosistemi di eccellenza dipendono in grande misura dall’efficacia di marchi territoriali, grazie ai quali la reputazione delle imprese e degli operatori si rafforzerà attorno al posizionamento degli altri. Le azioni di comunicazione intraprese dagli attori del territorio devono essere condotte a beneficio di tutte le componenti del territorio, nello spirito del co-marketing;
- Integrazione diagonale di prodotto: fondamentale per realizzare valore aggiunto in tutti i processi di produzione e servizio, rendendo partecipi anche realtà che sono normalmente escluse – o soltanto marginalmente incluse – nella filiera turistica, generando vantaggi per i fruitori/visitatori che sono anche motivi di reddittività degli operatori e di competitività della destinazione;
- Integrazione dei modelli e degli strumenti di innovazione: per offrire ai visitatori un prodotto unico ed eccellente, destinato a creare legami duraturi, è necessario investire nei sistemi di analisi e di relazione che consentano alle competenze territoriali (patrimonio dei cittadini) di rispondere alle esigenze dei visitatori;
- Integrazione delle proiezioni di mercato. Ormai non si parla più di B2C (acronimo dell’inglese Business to Consumer) o B2B (acronimo dell’inglese Business to Business): benvenuti nell’era di H2H, acronimo dell’inglese Human to Human.
Per conoscere più approfonditamente il ruolo, le competenze, le funzioni e le prospettive professionali del manager di destinazione, SIMTUR ha creato un sito dedicato > www.managerdidestinazione.it
Altre fonti di interesse e di approfondimento:
- la lettura del libro “Il nuovo ruolo delle DMO“,
- l’aggiornamento continuo offerto dal portale economiadeivisitatori.it
- la partecipazione al Corso di specializzazione per manager di destinazioni turistiche sostenibili, realizzato in sinergia con Accademia Creativa Turismo
Il community destination manager – manager di destinazione è una figura professionale qualificata, in grado di affrontare la complessità:
- l’adozione di una visione unitaria di futuro, che richiede un progressivo allineamento dei singoli attori verso obiettivi comuni e, di conseguenza, verso una misurazione più rigorosa delle performance territoriali;
- le sovrapposizioni tra la comunicazione del marchio d’area e la comunicazione delle principali istituzioni e imprese presenti, che può diventare un driver di efficacia se in armonia, ma ciò richiede molta strategia e un costante ed autorevole coordinamento;
- la molteplicità dei mercati interni ed esterni ai quali si rivolge l’offerta territoriale, che richiede una grande raffinatezza nei processi di marketing;
- l’Importanza della percezione distintiva (ciò che conta per il consumatore) in rapporto alle prestazioni (ciò che porta allo sviluppo reale);
- allineare popolazione residente, istituzioni, imprese e investitori nella consapevolezza dei punti deboli del territorio in termini di prestazioni e di miglioramento continuo, che richiede impegno e investimenti;
- essere/diventare figura di garanzia per la valorizzazione diffusa del patrimonio, nei termini di:
- capitale intellettuale e sociale: sviluppo delle giuste attitudini, competenze, creatività e capacità;
- capitale democratico: responsabilità e trasparenza nei rapporti tra amministrazioni locali, imprese e cittadini per generare un impegno territoriale sugli obiettivi e sulle strategie condivise;
- capitale territoriale: attraverso un forte marchio e un processo di differenziazione positive;
- capitale ambientale: aumentare la consapevolezza di come un ambiente pulito, verde e sicuro possa migliorare la qualità della vita dei cittadini e garantire la sostenibilità, l’attrattività e la competitività della destinazione;
- capitale tecnologico: supportare l’adozione di strumenti digitali in continua evoluzione, sia per l’analisi che per la pianificazione, l’organizzazione e la proiezione nei mercati. Incoraggiare la formazione per non lasciare indietro nessuno;
- capitale finanziario: individuazione di partenariati intelligenti con il settore privato per superare la pressione sui bilanci locali e garantire la sostenibilità del masterplan di destinazione.
- generare le condizioni affinché il patrimonio della comunità locale possa orientarsi alla piena fruibilità, per tutti;
- Introdurre elementi di valutazione della capacità di carico e altre misure mirate a garantire la sostenibilità della destinazione nel lungo periodo.
Per affrontare tali complessità, al community destination manager è richiesto un curriculum interdisciplinare e poliedrico – con competenze gestionali che spaziano dall’economia al diritto, dalla sociologia all’organizzazione – avendo maturato significative esperienze nei processi di partecipazione, animazione territoriale e gestione di ampi partenariati di progetto.
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Scopo dell’associazione è valorizzare e tutelare i professionisti della mobilità e del turismo sostenibile in un quadro di rispetto di regole deontologiche che hanno come obiettivo quello di fornire un servizio di qualità e orientato alle esigenze dei cittadini, degli utenti, dei pendolari e dei viaggiatori, con uno sguardo sempre rivolto alle generazioni future.