7 sfide per affrontare la nuova normalità
Il capitale umano non è una merce omogenea. Comprende i baby boomer, nati all’alba dell’era spaziale; la Generation X, che ha cavalcato l’onda del personal computer; i millennial, cresciuti con i telefoni cellulari; e la Generation Z, nativa digitale. Ciascuno di questi gruppi ha interessi, valori, conoscenze, abilità, esperienze e ambizioni distintivi. E per partecipare alla società e all’economia, hanno bisogno di formazione, lavoro, percorsi di carriera, nuovi modi di sviluppare la propria vita professionale.
Nel nostro mondo sempre più complesso, non è facile sbloccare il pieno potenziale di ogni persona. Il problema è, in parte, il risultato di comunicazioni inefficaci – o inesistenti – tra settore privato e autorità educative: ci sono enormi divari tra gli obiettivi dei sistemi educativi e le esigenze delle imprese. A meno che non prestino attenzione alle intuizioni del settore privato, i sistemi di istruzione e sviluppo delle competenze continueranno a preparare le persone le cui competenze saranno obsolete o in eccesso di offerta al momento del diploma, ampliando la “trappola delle qualifiche“. I datori di lavoro faranno fatica ad assumere il talento di cui hanno bisogno. Costretti ad assumere persone le cui competenze ed esperienze non soddisfano le esigenze, i datori di lavoro dovranno investire risorse per la riqualificazione. Nel frattempo, coloro le cui competenze non sono richieste accetteranno qualsiasi lavoro semplicemente per guadagnarsi da vivere.
Questo problema, noto come “disallineamento delle competenze“, è molto meno ovvio del divario di competenze, perché crea l’illusione dell’occupazione e della stabilità economica e sociale. Tuttavia, il bilancio economico e umano della mancata corrispondenza delle competenze è pesante. Nei paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), tale “disallineamento” colpisce due dipendenti su cinque. Secondo le stime del Boston Consulting Group, riguarda 1,3 miliardi di persone in tutto il mondo e pesa negativamente del 6% sull’economia globale, sotto forma di perdita di produttività del lavoro.
Le 7 sfide della “nuova normalità”
L’economia futura richiede un nuovo approccio. Per realizzare il pieno potenziale del capitale umano e correggere il disallineamento globale delle competenze, dobbiamo affrontare sette sfide:
- Non siamo sufficientemente concentrati sulla formazione per i lavori che devono ancora apparire. Si prevede che entro il 2022 il 27% dei posti di lavoro disponibili ricoprirà ruoli che ancora non esistono.
- La maggior parte dei membri della forza lavoro non è coinvolta nell’apprendimento permanente e nella riqualificazione continua. Ma le competenze stanno diventando obsolete a un ritmo sempre più rapido – le competenze tecniche, ad esempio, sono superate in due o cinque anni – aumentando la necessità di riqualificazione e miglioramento delle competenze.
- Molte persone mancano di motivazione e responsabilità per lo sviluppo personale. Solo il 28% degli intervistati a un sondaggio BCG ha dichiarato di considerare l’utilizzo di contenuti self-service per l’apprendimento.
- L’accesso alle opportunità del mercato del lavoro è limitato. Circa il 41% delle persone in cerca di lavoro trova lavoro attraverso piattaforme online, il 14% attraverso i social network. Nel frattempo, 3 miliardi di persone (principalmente in Asia e Africa) non hanno accesso a Internet.
- La ridistribuzione del capitale umano non è uniforme. Negli Stati Uniti, il 90% delle domande di lavoro riguarda posizioni entro 100 chilometri dal luogo in cui si trova la persona in cerca di lavoro; il pool di candidati aumenta fino al 20% quando la regione di ricerca viene ampliata.
- Il potenziale di alcune categorie di lavoro è bloccato. Negli Stati Uniti, ad esempio, le persone con disabilità in età lavorativa rappresentano fino al 7% della popolazione e solo un terzo di loro lavora.
- I valori e le esigenze della forza lavoro stanno cambiando. La generazione Z è pronta ad accettare guadagni inferiori del 10% per lavorare meno ore. Solo il 36% di quel gruppo considera la crescita della carriera una priorità principale.
L’economia futura richiede un approccio incentrato sull’uomo
Questo approccio deve essere utilizzato per aiutare i lavoratori ad acquisire competenze fondamentali e creare un ambiente favorevole per l’occupabilità permanente, l’auto-realizzazione e la liquidità delle competenze in un mercato del lavoro che offre opportunità accessibili, è inclusivo e focalizzato sulle persone.
In un momento di forte incertezza, le persone hanno bisogno delle capacità e di fare ricorso alle conoscenze cognitive e non-cognitive necessarie per adattarsi alle mutevoli esigenze che il mercato del lavoro continuerà a richiedere.
In questo scenario, per scegliere un percorso di carriera e per sbloccare appieno il proprio potenziale, ciascuno è chiamato ad assumersi individualmente la responsabilità del proprio sviluppo professionale.
- In attesa che i governi individuino modalità per garantire un accesso equo e aperto alle opportunità, che le organizzazioni del lavoro attivino sistemi atti a garantire assunzioni sulla base di capacità e competenze e – soprattutto – che i sistemi educativi trovino nuovi approcci alla formazione, nasce movability.
Il catalogo nazionale di formazione movability intende investire questo tempo solo apparentemente immoto, comunque difficile, per sbloccare il pieno potenziale del capitale umano di fronte al cambiamento costante.
Per accompagnare la necessaria transizione ecologica, ma anche per passare dalla standardizzazione di massa all’unicità di massa, trattando il talento non come una risorsa economica consolidata ma come un insieme di personalità distinte, ciascuna con proprie esigenze, capacità e potenzialità in grado di dare un contributo unico all’economia e alla società.
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