L’idea di un nuovo patto città/campagna è nata insieme all’atto costitutivo di SIMTUR: non si possono affrontare i temi complessi della mobilità, della valorizzazione delle aree interne, dei borghi, delle «piccole patrie» nel quadro della necessaria transizione ecologica senza immaginare una ricostruzione di relazioni di scambio dense di senso tra mondo urbano e mondo rurale, capaci generare profondi effetti di «reframing»… percettivi, valoriali, di contesto e di policy). Tali relazioni di scambio non si esauriscono in un semplice flusso di persone, prodotti e servizi tra città e campagna, ma si esplicano anche nell’intrecciarsi di interessi, nella condivisione di valori e nella ricerca di soluzioni comuni.
L’idea di un nuovo patto città/campagna è nata insieme all’atto costitutivo di SIMTUR: non si possono affrontare i temi complessi della mobilità, della valorizzazione delle aree interne, dei borghi, delle «piccole patrie» nel quadro della necessaria transizione ecologica senza immaginare una ricostruzione di relazioni di scambio dense di senso tra mondo urbano e mondo rurale, capaci generare profondi effetti di «reframing»… percettivi, valoriali, di contesto e di policy). Tali relazioni di scambio non si esauriscono in un semplice flusso di persone, prodotti e servizi tra città e campagna, ma si esplicano anche nell’intrecciarsi di interessi, nella condivisione di valori e nella ricerca di soluzioni comuni.
L’esigenza si è poi alimentata a seguito di processi socioeconomici innovativi, che hanno trovato protagonismo tanto presso attori rurali e «neo-rurali» (ovvero capaci di declinare in forme inedite e complesse l’attività agricola), sia presso attori urbani e periurbani non tradizionalmente coinvolti in attività di tipo agro-rurale ma a sperimentare direttamente pratiche agro-alimentari, alla ricerca di forme di benessere e qualità di vita che si fanno portatrici di nuove domande di “ruralità” che – da un punto di vista territoriale, richiedono la generazione di nuovi contesti agro-rurali, basati sull’integrazione fisica e funzionale tra urbanità e pratiche agricole, sul rafforzamento dei sistemi socioeconomici locali attraverso le filiere corte, nonché sulla creazione di nuovi spazi collettivi e di welfare civico.
Gli associati SIMTUR, protagonisti della transizione, sono quotidianamente impegnati a sperimentare localmente soluzioni eque e sostenibili alle esigenze e alle aspirazioni di vita emergenti, rafforzando la resilienza sociale, ambientale e urbana. In questo scenario, l’agricoltura acquista valenze sempre più ricche e complesse, andando ad abbracciare un variegato campo di pratiche capaci di generare nuove occasioni di reddito o fonti di finanziamento, di coinvolgere, aggregare e integrare (producendo beni relazionali attraverso forme di reciprocità mutualistiche e reti collaborative) e insieme di introdurre percorsi educativi e di apprendimento collettivo, con effetti positivi sulla coesione sociale. Con competenze diverse e integrate, altri associati sono protagonisti nell’attivare forme di riconoscimento e di responsabilizzazione verso i beni comuni, ma anche nella valorizzazione di legami identitari di comunità, facendosi strumento di riqualificazione urbana, paesaggistica e ambientale.
Modi innovativi delle città di leggere, interpretare e significare le pratiche agro-rurali
Integrazioni e interdipendenze
Integrazioni e interdipendenze
In ambito urbano maturano esperienze interessanti legate a cambiamenti di stili di vita e modelli di consumo, desiderati o indotti (anche ad esempio, dalla pandemia e dalle condizioni generali di crisi). A partire da tali cambiamenti, si proiettano diversi modi di leggere, interpretare e significare le pratiche agro-rurali. Si formulano nuove e crescenti domande di beni e servizi legati soprattutto all’agricoltura urbana e di prossimità, ma anche a quella rurale, dove si diffondono pratiche agricole part-time, ricreative, oppure impegnate in progetti di comunità o di riqualificazione, che interessano con modalità diverse anziani, famiglie, giovani, immigrati e associazioni.
Il quadro che si va delineando, in fondo, rispecchia una sorta di “percolazione sociale” del paradigma della multifunzionalità, sullo sfondo di un’interdipendenza crescente tra urbanità e ruralità, in grado di innescare elementi di innovazione sociale e forme di progettualità inedite, a varie scale e in diversi ambiti.