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Transizione energetica

Per fare dell’Italia un Paese green servono 570 miliardi di dollari. I calcoli di ha fatti uno dei massimi esperti mondiali, il professor Mark Z. Jacobson, direttore del programma Atmosfera/Energia e docente di ingegneria civile e ambientale all’Università di Stanford.

Intervenendo alla nona Conferenza Annuale della Società Italiana per le Scienze del Clima (Sisc), Jacobson ha affrontato il tema della transizione energetica: dall’addio ai combustibili fossili al 100% di energia prodotta con fonti rinnovabili. Ebbene, nel caso dell’Italia per il professore di Stanford sarebbe necessario un investimento in infrastrutture di circa 570 miliardi di dollari e l’uso di una superficie terrestre pari a circa il 2% (1,89) di quella nazionale, considerando fotovoltaico e piattaforme eoliche in-shore.

Di tutta questa energia circa il 52% deriverebbe da impianti eolici a terra (il 37%) e in mare (il 15%), mentre circa il 22% sarebbe prodotta da impianti fotovoltaici.

Più il generale, il congresso della Sisc è stato l’occasione di fare il punto per la comunità scientifica italiana che si occupa di clima, con più di 70 presentazioni, di cui il 50% fatte da donne ricercatrici. Tra loro Paola Mercogliano, che studia modelli climatici con cui fare previsioni sempre più raffinate sui cambiamenti e sui rischi che dovremo affrontare nell’area del Mediterraneo. O l’economista Elena Verdolini, che ha sottolineato, numeri alla mano, come “gli eventi legati al cambiamento climatico porteranno a significative perdite economiche, che non saranno distribuite in modo uniforme, ma avranno piuttosto un impatto sui paesi, le regioni e le famiglie più povere”. O ancora Annalisa Cherchi, dell’Istituto di scienze atmosferiche e del clima del Cnr, che ha analizzato in dettagli l’ultimo rapporto dell’Ipcc: “Ora è più chiaro e ben stabilito come il cambiamento climatico che stiamo vivendo dalla metà del XX secolo sia dovuto principalmente all’influenza umana”. Mentre Nadia Pinardi, oceanografa dell’Università di Bologna, ha sottolineato come “una delle sfide chiave del decennio sia quella di migliorare la comprensione del nesso oceano-clima e generare conoscenze e soluzioni per mitigare, adattarsi e costruire la resilienza agli effetti del cambiamento climatico”.

Quest’anno”, aggiunge Riccardo Valentini, presidente della Società Italiana per le Scienze del Clima e membro del comitato strategico della Fondazione CMCC, “sono state presentate molte applicazioni e soluzioni tecnologiche da parte sia di istituzioni accademiche e di ricerca che di agenzie regionali e operatori territoriali. A fronte delle tante difficoltà tecniche legate alla necessità di organizzare il convegno online, abbiamo riscontrato una grande voglia di partecipazione soprattutto nei giovani ricercatori”.

[Contributo di Luca Fraioli per La Repubblica]

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