Cattedre di mobilità nelle Università? Sì, ma in Germania
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17 Maggio 2021
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In Germania, investimenti per 8,3 milioni di euro per implementare la ricerca e l’insegnamento delle discipline della mobilità: dalla mappatura alla pianificazione delle infrastrutture, dalla legislazione alla gestione dei servizi.
Tra le pagine del magazine Politico.eu c’è una notizia di grande interesse per l’universo della mobilità urbana, anche se non riguarda l’intera Europa o l’Italia: nell’ambito dell’impegno per raggiungere gli obiettivi climatici e promuovere il trasporto verde, la Germania ha lanciato un programma da 8,3 milioni di euro per finanziare corsi specializzati nelle discipline della mobilità, in particolare a due ruote a pedali, attraverso master specializzati e dottorati di ricerca nelle università.
Una vera rivoluzione. Che in Italia attendiamo dal 1998…
La Verkehrswende – la transizione tedesca verso un traffico più verde – procede con passo certo e determinato. “Dovremmo piuttosto chiederci perché lo studio della mobilità ciclistica sia stato così poco rilevante in passato“, si legge nell’intervista a Heather Kaths, una delle esperte chiamate ad insegnare presso la Bergische Universität di Wuppertal. Per offrire una possibile risposta, l’esperta suggerisce la possibilità di considerare che “una forte influenza sul panorama della ricerca” sia stata determinata, nei decenni passati, dalla potente industria automobilistica tedesca.
Ora comunque vanno moltiplicandosi le pubblicazioni accademiche, le raccolte di dati e le analisi del settore: ciò si è tradotto in una aumentata sensibilità dell’opinione pubblica e – dunque – in una maggiore volontà politica di sostenere la ricerca sulla mobilità a livello universitario, inserendosi a pieno titolo nella “terza missione” degli Atenei e accompagnando la sfida di contribuire all’auspicata decarbonizzazione attraverso nuove abitudini e opzioni di trasporto rispettose del clima.
“La figura del responsabile della mobilità è prevista nell’ordinamento giuridico dal 1998” – spiega Federico Massimo Ceschin, presidente nazionale di SIMTUR – “ma tale previsione non è stata sufficiente per indurre il Miur ad aggiornare profili di competenza in uscita o recepire la mobilità come una disciplina meritevole di specializzazione. E nemmeno nei repertori formativi delle Regioni esiste traccia di una volontà politica paragonabile alle migliori prassi europee“.
La mobilità salirà in cattedra?
Nonostante sia riconosciuto il ruolo leader dell’Olanda come laboratorio europeo per gli studi e le buone pratiche di mobilità urbana, le università non hanno ancora istituito titoli accademici specializzati, però hanno progressivamente realizzato strumenti di condivisione per elaborare competenze e dati.
Così ora è necessario guardare alla Germania, dove il mondo dell’Università va decisamente nella direzione di formare nuovi pianificatori urbani, sociologi e psicologi del traffico, capaci di comprendere le motivazioni, le modalità e le traiettorie dei trasporti pubblici, del trasporto individuale, della micromobilità, delle formule più innovative di car sharing, car pooling e “mobility as a service“, rapidamente in ascesa di pari passo con la mobilità elettrica.
“Per decenni abbiamo progettato strade e spazi pubblici attorno alle auto” – prosegue Ceschin – “ma oggi è di tutta evidenza come si sia trattato di un abbaglio: inseguire l’euforia della velocità che i futuristi sospinsero ad inizio Novecento ha reso invivibili le città e le periferie, disconnettendo completamente i territori marginali, incapaci di seguire il ritmo frenetico dello sviluppo a tutti i costi“.
Per questo motivo SIMTUR ha realizzato il catalogo formativo nazionale Movability: per riportare le persone al centro della progettazione e della pianificazione. I corsi attivati dal 2019 sono andati nella direzione di accompagnare le ambizioni dei pendolari, di adeguare i servizi del trasporto pubblico, di aiutare le imprese ad essere maggiormente eco-efficienti, nonché a diminuire gli effetti del “commuting“: stress, ansia e frustrazione nel traffico, ma anche inquinamento e maggiore diffusione delle patologie.
I docenti sono esperti delle diverse discipline necessarie alla grande evoluzione in corso nelle abitudini delle persone: non solo urbanisti, architetti e ingegneri, ma anche psicologi, sociologi, analisti, statistici, creatori di mappe digitali, sistemisti, comunicatori e giornalisti. Sono infatti i comportamenti stradali, in termini di sicurezza, di salute e di benessere, che devono indirizzare la pianificazione e la progettazione di infrastrutture, reti e servizi di mobilità.
In Germania, tra le sette cattedre universitarie attivate, quattro sono state assegnate a donne. “Anche questa è una prova di come sia possibile cambiare lo sguardo con cui guardiamo alle città” – conclude Ceschin – “La mobilità si nutre di un insieme di discipline che richiedono pensiero laterale, creatività, capacità di risolvere i conflitti, propensione al cambiamento e un profondo spirito di innovazione e di servizio al bene comune“.
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