Ciclabili: cosa succede in Europa?
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15 Aprile 2021
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A seguito dell’emergenza Covid-19, in tutti i Paesi europei si è iniziato a guardare alla mobilità sostenibile puntando su infrastrutture ciclistiche e pedonali, innescando investimenti senza precedenti: dall’inizio della pandemia sono state realizzate 2.300 km di nuove piste ciclabili con investimenti per oltre 1 miliardo di euro.
Conferme arrivano anche da Google che, contando il numero di richieste di indicazioni stradali per percorsi in bicicletta tra febbraio e giugno 2020, ha registrato un aumento complessivo del 69% in tutto il mondo.
Investire sulle infrastrutture per ciclisti e pedoni fornisce vantaggi economici e salutari notevoli. Un articolo sull’American Journal of Public Health registra i benefici per la popolazione derivanti dall’utilizzo della bicicletta in Olanda: i risultati mostrano che si riescono ad evitare circa 6.500 morti ogni anno e che gli olandesi hanno un’aspettativa di vita di mezzo anno più lunga della media europea, ma anche benefici economici corrispondenti a circa il 3% del PIL olandese (tradotto in cifre: l’uso della bici vale 27,4 miliardi di euro).
Dai Paesi Bassi alla Francia, piani e progetti per la mobilità sostenibile
I Paesi Bassi investono molto sulla bici. Piste ciclabili e mobilità sostenibile vanno spesso insieme. Non per niente gli olandesi investono più di mezzo miliardo di euro ogni anno in infrastrutture ciclistiche. A dirlo è Dutch Cycling Embassy: i suoi 17 milioni di cittadini pedalano ogni anno qualcosa come 17,6 miliardi di chilometri, ovvero 1.000 km a testa, generando un risparmio sanitario di 19 miliardi di euro. Merito di una cultura che favorisce la bici, certo, ma anche grazie a una rete di 35mila chilometri di infrastrutture ciclabili completamente separate. Non solo: sul 75% delle loro strade urbane il traffico si muove a una velocità di 30 km/h (o inferiore).
Quello olandese non è l’unico Paese che sta investendo in infrastrutture ciclistiche. Il Belgio, ad esempio, ha stanziatoinvestimenti importanti per piste ciclabili: come riporta The Brussels Time, il governo fiammingo sta investendo altri 150 milioni di euro in infrastrutture ciclabili a sostegno delle amministrazioni locali. Per ogni due euro che un’amministrazione locale ha deciso di investire in piste ciclabili, il governo fiammingo investirà un altro euro, portando ad un investimento totale di 450 milioni di euro. La cifra si aggiunge ai 335 milioni di euro per le infrastrutture ciclabili promessi dal ministro fiammingo della mobilità, Lydia Peeters, attraverso i fondi del Next Generation EU.
Il finanziamento di 150 milioni di euro è stato chiamato “piano di Copenhagen” perché si ispira alla Danimarca, altro Paese in cui la bici è regina. Qui di recente il Ministero dei Trasporti ha deciso di rafforzare le politiche di conversione green del sistema stradale, investendo 70 milioni di euro in un progetto che prevede la realizzazione di piste ciclabili parallele alle strade statali.
Già oggi l’infrastruttura ciclistica in Danimarca è una caratteristica dominante: oltre la rete di 11 piste ciclabili nazionali che si estende per oltre 12.000 km, le infrastrutture ciclabili e le corsie dedicate sono diffuse ovunque, sia in ambito urbano che nei contesti rurali.
La Francia ha avviato già nel 2018 il Plan vélo, il “Piano per le biciclette”, per cui ha creato un fondo di 350 milioni di euro in sette anni per accompagnare le autorità locali nella realizzazione di piste ciclabili; altri 100 milioni di euro sono previsti nell’ambito del piano “France Relance“, con l’obiettivo di triplicare la percentuale di spostamenti quotidiani in bicicletta, dal 3% al 9% entro il 2024.
C’è poi il modello “Città in 15 minuti” di Parigi, che già l’anno scorso in piena pandemia ha promosso un piano per tracciare 650 chilometri di ciclabili d’emergenza, togliendo spazio a parcheggi e corsie per automobili. La regione Ile-de-France, che comprende la capitale francese, ha annunciato il sostegno di piste ciclabili temporanee e permanenti per un importo di 300 milioni di euro.
E in Italia?
In Italia l’aumento dell’uso delle biciclette è testimoniato dalla forte crescita di vendite di biciclette tradizionali e a pedalata assistita. Secondo le stime di ANCMA, le vendite nel maggio 2020 sono aumentate del 60% rispetto al venduto nello stesso periodo nel 2019. A livello di infrastrutture, il report “Covid Lanes” di Legambiente segnala che sono quasi 200 i chilometri di nuove “ciclabili popup” realizzate nel nostro Paese.
Ora serve una spinta in più sulle piste ciclabili perché la mobilità sostenibile cresca davvero: per riuscirci occorre raddoppiare, nei prossimi 5 anni, i chilometri di piste ciclabili nelle città italiane, inserendo la previsione nei Piani Urbani Mobilità sostenibile (PUMS): ci sono progetti per 2.626 km di nuove piste ciclabili, da sommare ai 2.341 km già esistenti in 22 città italiane.
Dal nuovo Governo ci si attende molto. A partire dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al cui vertice è stato designato Enrico Giovannini, il cui impegno per la sostenibilità è testimoniato anche dal precedente ruolo nell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Era stata proprio ASviS, lo scorso novembre, con la presentazione del Rapporto 2020 (“L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”) a fornire le cifre necessarie per centrare tali obiettivi: per ciclabilità, pedonalità, sicurezza e intermodalità servono 7,6 miliardi, mentre altri 1,6 miliardi sono necessari per incentivi all’acquisto di biciclette e mezzi di micromobilità. In totale si tratta di 61,7 miliardi di euro in dieci anni finanziabili nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnnr).
[Tratto dal contributo di Andrea Ballocchi per Wise Society][wpfd_single_file id=”7424″ catid=”1302″ name=”Covid Lanes”]
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