Sentiero dell’acqua e della pietra
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5 Giugno 2019
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A piedi dove il fiume ha tracciato la strada, su un sentiero che è la storia di chiunque abbia camminato nelle “gravine”, dal Neolitico a oggi: ecco una vacanza lenta, per chi ha voglia di ascoltarsi e di far parte del «popolo del cammino».
Può apparire provocatorio nell’Italia dei patrimoni culturali raccontare Gravina in Puglia senza tornare alle trentatré chiese disseminate lungo millenni di storia, per una comunità sorta lungo vie di comunicazione di vitale importanza e che ha anche dato un Papa (Benedetto XIII, dal 1724) attraverso la famiglia Orsini al mondo Cristiano; per non parlare del Castello Svevo, eretto da Federico II all’inizio del XIII secolo per andare a caccia; per non dire del superbo museo della Fondazione Santomasi, che da solo merita una settimana di visite; e perché non inoltrarsi nella Gravina Sotterranea o lasciarsi avvolgere dalle ammalianti aree archeologiche – Colle di Botromagno, Complesso delle Sette Camere, area di Padre Eterno e Capotenda, fiore all’occhiello delle recenti iniziative – un unicum in Europa e per il quale si calcola che se 500 addetti scavassero, catalogando tutto, lavorerebbero per tre generazioni?
Il progetto del Sentiero Geopoetico dell’Acqua e della Pietra potrebbe cambiare la percezione globale di questa geografia così profonda: l’intero Parco Nazionale dell’Alta Murgia, con i suoi 68.000 ettari diffusi su tredici comuni e compresi nel progetto Natura 2000, ha un’anima viva e potente.
La «poetica della Terra» andava rimessa al centro del villaggio dal quale non casualmente inizia il lungo tracciato che si consiglia di percorrere con dolcezza, in due giorni di cammino nei quali dimenticare l’orologio per seguire il tempo della Terra, lasciandosi guidare dalla sinfonia di voci del territorio.
Vi basterà scendere dal centro storico verso il caratteristico ponte dell’acquedotto, lungo Via Fontana la Stella e osservare la profonda fossa – la gravina – con tutto ciò che sui suoi “spalti” possiamo godere.
I due elementi chiave sono l’acqua (il cammino si sviluppa sul letto di un fiume che scorreva impetuoso migliaia di anni fa) e la roccia; è il fiume fossile a invitarci dentro la gravina, nel cuore dell’antica città di Sidìn (della quale si hanno notizie dal 1.000 a.C.), la vastissima area archeologica che si attraversa sul percorso. Nel quartiere medioevale scavato nella roccia, gli ambienti svelano emozionanti dettagli originali (la cisterna scavata nel tufo e i condotti scavati nella roccia, i giacigli, le nicchie per la dispensa e l’illuminazione), ma ovunque il viandante capisce questa connessione tra acqua e roccia, che si esalta a Capotenda, l’accampamento del Console Romano Silla lungo la strada percorsa da San Pietro. Da questa relazione, ovviamente, nacque la città sotterranea diffusa sotto il centro cittadino, con i caratteristici buchi nella roccia scavati dai pastori per la transumanza.
+INFO: la pagina dedicata al progetto sul sito del Comune di Gravina in Puglia
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