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Enogastronomia rurale

La piattaforma statunitense di e-learning Preply ha pubblicato un’analisi interessante, che ha a che fare non solo con il turismo straniero nel nostro Paese ma anche, in buona misura, con l’enogastronomia: due temi sempre più intrecciati, con tutti i pro e contro del caso. Non stupisce infatti che fonte dei dati sia il portale TripAdvisor — ormai cartina tornasole dell’opinione e spesso del malcontento pubblico — dal quale sono state sintetizzate le recensioni di oltre 3mila delle attrazioni più significative del Paese.

Nella parte bassa della classifica sono finiti il Mercato di Ballarò di Palermo e la Casa del Cioccolato Perugina, nel capoluogo umbro. Possibile che i visitatori “snobbino” quel che abbiamo da offrire? Proprio qui, nella nazione dove «si mangia e si beve meglio al mondo»? Certo che sì, se li portiamo nei posti sbagliati.

Le destinazioni gastronomiche deludenti e i motivi dello scontento

Come precisato nei giorni scorsi anche dal quotidiano Repubblica, la finalità dell’indagine è studiare le destinazioni in base alla loro attrattività per sostenere i viaggiatori, in prospettiva, nella stesura del programma di viaggio. Naturalmente non si parla solo di cucina, con la “medaglia nera” dei luoghi più sopravvalutati localizzata a Verona. Qui il 50% dei visitatori della Casa di Giulietta si dice deluso dalla lunghissima coda, anche solo per una foto alla statua in cortile. Poi parchi divertimenti romagnoli un po’ fané, resti archeologici siciliani che potrebbero essere meglio gestiti, finanche la scalinata di Trinità dei Monti, tanto affollata da complicare lo scatto di una foto decente. Al 15mo posto c’è poi Ballarò, il mercato più ampio e antico di Palermo, che delude il 22% dei turisti per la grande calca, prezzi a volte troppo alti e, come segnalano, angoli sporchi, maleodoranti e all’apparenza poco sicuri. Due gradini più in basso infine la casa museo del cioccolato Perugina, al di sotto delle aspettative per il 20% dei visitatori.

Destinazioni alternative ed esempi virtuosi

Da un lato Ballarò, variopinta istituzione cittadina che comprende banchi ottimi e altri meno e che — in ogni caso — potrebbe risultare respingente per un visitatore impreparato all’atmosfera di un mercato sì popolare, ma pure piuttosto caotico. Dall’altra un museo aziendale, senz’altro curioso e interessante, ma che non è la chiave migliore per immergersi nella cultura della cioccolateria artigianale, antica e affascinante. Sia chiaro: la “classifica” di Preply, come molte altre sulle quali incappiamo, non ha pretesa di esaustività o accuratezza scientifica. Ma qualche spunto interessante lo fornisce. In primo luogo verso chi si occupa di strategie turistiche, impegnato ad affrontare questioni non più procrastinabili come l’overtourism, che colpisce tante città italiane impreparate ad assorbirne i flussi.

Al momento di organizzare agende e proporre visite guidate, non sarebbe più piacevole e funzionale per tutti deviare dai centri storici (e relativo affollamento di cui sopra) e suggerire spostamenti altrove? Magari nelle nostre province, nelle campagne, nell’entroterra e nelle cittadine. Dove l’esperienza del paesaggio e della gastronomia risulterebbe personale, autentica, coinvolgente. È proprio lì — dove la distanza tra produttori e consumatori è corta e le persone hanno ancora il tempo di spiegare le cose — che si concentra il meglio del patrimonio agroalimentare. Da toccare nelle aziende e alla tavola di ristoratori capaci di esprimere la cultura del posto, magari, invece che al museo o tra i banchi di un mercato preso d’assalto.

[Contributo di Carolina Pozzi per CiboToday]

All’entroterra, alla genuinità, all’autenticità, alla semplicità e alla lentezza, SIMTUR ha dedicato la nuovissima piattaforma nazionale “rurability – Rinascimento rurale“. Visita la sezione dedicata su questo sito o immergiti direttamente nel ricchissimo portale dedicato!

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