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Autobus a basse emissioni

Tra i vari provvedimenti volti a facilitare la transizione ecologica, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha previsto anche la dotazione di mezzi di trasporto pubblico a basse emissioni. I fondi, gestiti dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims), saranno assegnati ai grandi Comuni per acquistare autobus elettrici o a idrogeno.

Il piano nazionale di ripresa e resilienza dedica una quota molto elevata di risorse alle riforme ambientali (il 37,5% di tutte le risorse europee, per un totale di circa 72 miliardi di euro). Circa 57 miliardi di euro da stanziare per la transizione ecologica e per la dotazione di infrastrutture sostenibili sono di competenza del Mims. Molte di queste risorse sono territorializzate, ovvero si tratta di fondi assegnati alle Regioni oppure a enti locali perché sviluppino progetti di propria competenza o li assegnino ad altri soggetti attuatori. È questo il caso, ad esempio, dei fondi dedicati alla riqualificazione dei porti, al potenziamento delle linee ferroviarie regionali, agli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana e al rafforzamento delle strutture idriche. E infine anche del rinnovo degli autobus in direzione di una maggiore sostenibilità.

1,9 miliardi di euro sono i fondi stanziati dal Pnrr per l’acquisto di autobus elettrici e a idrogeno nei grandi Comuni. Al primo posto tra i destinatari di questi fondi troviamo la Lombardia, che da sola ha ricevuto oltre 310 milioni di euro per l’acquisto di autobus elettrici o a idrogeno (il 16,3% dei finanziamenti totali) e il Lazio, con 298 milioni di euro (per il 15,6%). Seguono la Sicilia (con 223 milioni, equivalenti all’11,6% del totale), il Piemonte (196 milioni per il 10,3%) e la Campania (186 milioni per il 9,7% dei fondi totali). Mentre ad aver ricevuto la quota più ridotta di fondi sono le regioni più piccole e con meno centri abitati, come la Valle d’Aosta e le province autonome del Trentino-Alto Adige.

Il trasporto pubblico a basse emissioni è essenziale per la transizione ecologica

I trasporti rappresentano uno dei settori più inquinanti (causa di oltre un terzo di tutte le emissioni di ossidi di azoto), e l’inquinamento atmosferico risulta ad oggi una delle conseguenze più dannose della presenza antropica sulla Terra, sia per l’ambiente stesso che per la nostra salute. Essendo poi il trasporto pubblico di per sé molto utile per arginare il problema di un troppo elevato tasso di motorizzazione – l’Italia è il secondo paese Ue con più veicoli privati per abitante – è chiaro che garantire una rete di trasporto pubblico efficiente e ecologica è essenziale, soprattutto nei grandi centri abitati, maggiormente esposti all’inquinamento atmosferico generato dal traffico veicolare.

Nel 2019, Cagliari era la città italiana con il numero più elevato di autobus a basse emissioni in rapporto alla popolazione residente: 158 ogni 100mila abitanti. La seguivano Trieste (134,2) e Firenze (125,4). Agli ultimi posti si trovavano invece due città siciliane, Messina e Palermo, con rispettivamente 30,7 e 35,4 autobus a basse emissioni ogni 100mila abitanti.
Cagliari è stata però anche la prima città per calo, negli ultimi anni, della disponibilità di questo tipo di mezzo. Nel 2013 infatti il capoluogo sardo disponeva di ben 185,1 mezzi a basse emissioni ogni 100mila abitanti: 27 in più rispetto al 2019. Anche Roma (-12,9) e Milano (-10,8) hanno registrato cali significativi nello stesso lasso di tempo. Sono soltanto due le città che hanno invece riportato un miglioramento in questo senso. Si tratta di Trieste, che da 133,5 è passata a 134,2 autobus (un cambiamento quindi piuttosto modesto) e Messina, che invece ha aumentato la propria disponibilità di oltre 14 unità, passando da 16,5 a 30,7 autobus a basse emissioni ogni 100mila abitanti.

[Tratto da Openpolis]

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