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Via Amerina - Cammino della Luce

La “Fondazione per il Cammino della Luce – Itinerario della Via Romea, del Corridoio Bizantino e della Via Amerina“, costituita nel 2005 con sede in Amelia, è oggi possibile ripercorrere a piedi – come gli antichi pellegrini – il tratto da Perugia a Roma dell’antica via Amerina. Ne è stato infatti ripristinato e segnalato l’itinerario, con il triplice scopo di riproporre il valore del pellegrinaggio come strumento di ricerca interiore e percorso di conversione; di riscoprire l’importanza culturale dei luoghi; di creare l’opportunità per un incontro piacevole e arricchente con un territorio dotato di grandi risorse umane e ambientali.

La distanza a piedi da Perugia a Roma è di circa 200 chilometri, suddivisi in 11 tappe; l’itinerario è marcato da frecce rosse e da cartelli su paline con il logo della Fondazione e della Via.

Il Cammino della Luce si propone ora di rivitalizzare l’intero itinerario della Via Romea lungo il “Corridoio Bizantino“, seguendo l’antico tracciato, da Aquileia a Ravenna fino a Roma.
La via Amerina venne basolata dai Romani almeno fino ad Amelia nel 240 a.C. e riorganizzata più a Nord su tracciati che si dirigevano verso la media e alta valle del Tevere e verso l’Adriatico, attraverso il territorio degli Umbri. Con essa ebbe inizio la conquista ed il processo di “romanizzazione” dei territori a Nord di Roma a partire dal IV sec. a.C. (che poi si perfezionò nel secolo successivo con la costruzione delle vie consolari Cassia, Clodia e Flaminia).

Da Rimini, dove terminava la Via Flaminia, si dipartivano la via Emilia che puntava verso il centro della pianura Padana e la via Popilia che costeggiava l’Adriatico fino a raggiungere Aquileia, situata nell’attuale Friuli, importante piazzaforte romana per la conquista delle regioni illiriche, germaniche, celtiche e danubiane.
In era cristiana Aquileia divenne importante sede patriarcale che poi fu trasferita a Venezia, quando la storia consegnò a questa nuova città il noto ruolo di ponte con le regioni dell’est europeo, del medio e lontano oriente.

La via svolse un ruolo fondamentale anche in occasione delle dispute tra goti, ostrogoti, longobardi e greco-bizantini che – nel corso degli anni che vanno dal VI all’VIII secolo – rappresentarono la parte culminante del contrasto tra le popolazioni barbariche e la cultura greco-latina, avvenuto in Italia nell’alto medio evo: interrotte Cassia e Flaminia, fu attraverso la via Amerina e la via Popilia che si poterono mantenere i collegamenti vitali tra Ravenna e Roma e quell’insieme di città, fortificazioni e territori posti tra i due stati longobardi che poi venne denominato il “Corridoio Bizantino”.

Nel 742 a Terni, nella Basilica di San Valentino, Liutprando donò a Papa Zaccaria un gruppo di città poste intorno alla via Amerina (Ameria, Orte, Bomarzo, Gallese e Blera) cui si aggiunsero ben presto Nepi e Sutri, Numana e Ancona. Tutti gli storici sono concordi nel far risalire la costituzione del primo nucleo dello Stato della Chiesa e il primo riconoscimento effettivo del potere temporale del Papato a questa data.

Dopo la fine dei regni longobardi, quando furono ripristinati i collegamenti delle vie Cassia e Flaminia, l’Amerina rimase la principale via di comunicazione per la media valle del Tevere, ossia verso Perugia, che a nord di Todi prese il nome di Via Tiberina.

Il passaggio dei pellegrini è attestato da numerosi toponimi riferiti ad ospedali ed osterie, da chiese, eremi e conventi che oggi ci aiutano a ricostruire i tratti del tracciato originario andato in disuso, nonché numerosi documenti d’archivio e altre testimonianze storiche, artistiche ed archeologiche che testimoniano il pellegrinaggio sulla via diretto a Roma, ma anche in senso contrario verso Santiago di Compostela.


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