Ecosia: tu cerchi su internet e loro piantano alberi
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5 Giugno 2020
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Riforestare il pianeta semplicemente facendo ricerche su internet. Non è un’utopia, ma la realtà a cui contribuisce chi – invece di Google o Yahoo – usa Ecosia, un motore di ricerca nato in Germania nel 2009 e che di recente ha avuto un’impennata di popolarità.
Nella sola giornata di mercoledì 22 agosto, quando le notizie dall’Amazzonia hanno conquistato i primi posti nei media di tutto il mondo e gli appelli sui social network di attivisti, politici e celebrità hanno iniziato a moltiplicarsi, il numero di installazioni di Ecosia è aumentato del 1.150 per cento: 250mila download in 24 ore, a fronte di una media quotidiana che fino a quel momento era di circa 20 mila.
Sono sufficienti 45 clic per piantare un albero!
Per presentare agli utenti i risultati delle ricerche, Ecosia combina un algoritmo proprietario e la tecnologia di Bing, il motore di ricerca di Microsoft con cui la compagnia ha stretto un accordo. I suoi ricavi, esattamente come per gli altri competitor, derivano dalla pubblicità. Ogni volta che qualcuno clicca su uno degli avvisi pubblicitari presentati vicino ai risultati, Ecosia incassa qualche centesimo.
La differenza è che l’azienda non distribuisce dividendi, ma investe l’80 per cento dei suoi profitti – che corrispondono a poco meno di metà delle entrate totali (precisamente il 47 per cento) – nella piantumazione di alberi in diverse aree del mondo. Secondo i calcoli della società, per finanziare la messa a dimora di un albero bastano in media 45 ricerche: un numero che molti raggiungono in un solo giorno, o addirittura in poche ore.
Attualmente, gli utilizzatori di Ecosia nel mondo sono più o meno 8 milioni, per la maggior parte europei (tedeschi, francesi e britannici in testa). Ma stanno aumentando rapidamente anche negli Stati Uniti, in parte grazie alle iniziative di alcuni gruppi di studenti: per esempio quelli della Ohio State University, che hanno lanciato un progetto per chiedere di far installare Ecosia come motore di ricerca di default su tutti i computer dell’ateneo.
65 milioni di alberi, dove ce n’è più bisogno
In questi dieci anni – come mostra un contatore continuamente aggiornato sulla homepage del sito – l’azienda ha piantato oltre 65 milioni di alberi, 2,2 dei quali nella foresta Amazzonica e in quella Atlantica (la sua “sorellina piccola”, secondo il fondatore e ad di Ecosia, Christian Kroll). I progetti finanziati sono in tutto 20, in 15 diverse aree del mondo: dall’Etiopia al Ghana, dalla Spagna all’Indonesia.
In ciascuno di questi luoghi, Ecosia lavora a stretto contatto con partner locali in modo da accelerare i processi decisionali, e pubblica regolarmente sia gli aggiornamenti sullo stato dei progetti che rapporti finanziari mensili che illustrano come vengono investiti i guadagni. Inoltre, per assicurarsi che gli alberi rimangano effettivamente dove sono stati collocati, Ecosia ha un Chief tree-planting officer che visita regolarmente i siti e utilizza immagini satellitari per monitorare le aree coinvolte.
Sostenibile e rinnovabile, con il massimo impegno per la privacy
L’idea di Ecosia è venuta a Kroll, allora studente di Economia con una passione per i computer, dopo alcuni viaggi in Asia alla ricerca di modelli di business che avessero un impatto sociale positivo, e un soggiorno in Sudamerica che lo ha spinto a impegnarsi per la riforestazione e la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Il sito – che oggi nella sua sede di Berlino impiega una quarantina di persone – è andato online a dicembre 2009, e nel 2014 ha ottenuto la certificazione di B-Corporation, che viene rilasciata dall’ente no profit statunitense B Lab alle imprese con elevati standard di sostenibilità ambientale e sociale.
All’impegno nella piantumazione di alberi Ecosia affianca quello sull’utilizzo di fonti rinnovabili. Di recente ha annunciato di aver completato la costruzione di un secondo impianto solare di proprietà, grazie al quale è in grado di produrre energia rinnovabile in quantità maggiore di quella utilizzata dai data center di Microsoft per far funzionare il motore di ricerca (che è green soltanto in parte).
Anche dal punto di vista della privacy, la compagnia ha deciso di adottare gli standard più rigorosi: Ecosia non utilizza strumenti di tracciamento di terze parti come Google Analytics, rende anonime tutte le ricerche entro una settimana, non crea profili degli utenti in base ai loro click e soprattutto non vende dati a società pubblicitarie.
“Abbiamo rafforzato la nostra privacy policy proprio nel 2018”, conclude Schäfgen: “È stato un modo per ribadire che quello che vogliamo non è guadagnare denaro usando i dati degli utenti, ma offrire loro un buon servizio di ricerca e piantare, proprio grazie a loro, milioni di alberi in giro per il mondo”.
Il motore di ricerca offre estensioni semplici e leggere per Chrome, Firefox, Safari e altri browser, pertanto la sua “adozione” non modifica nessuna delle nostre abitudini.
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