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Pellegrinaggi e cammini di fede

Acireale, Gemona del Friuli e poi Firenze: la Conferenza Episcopale Italiana convoca nel 2020 un Simposio con due sessioni e un momento finale di incontro per definire un modello italiano di cammino di fede, diverso dal celebrato Santiago, ma anche da altri itinerari che sembrano aver smarrito i connotati del pellegrinaggio.

Sulla rivista Luoghi e Cammini di Fede, diretta da Maurizio Boiocchi, una lettera del direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e Sport – don Gionatan De Marco – illustra le motivazioni e le traiettorie della Chiesa Italiana in materia di Cammini.


Carissimi compagni di strada,

vi scrivo per invitarvi a partecipare al Simposio sul turismo religioso che nel 2020 prevede due sessioni: ad Acireale e a Gemona del Friuli. È una possibilità da cogliere per riflettere insieme sulla “moda” dei cammini e per ridar loro l’anima, costruendo insieme un modello italiano di cammino di fede. Perché ci sia una visione comune e per dare la possibilità a chi fa della strada una scelta di riempire la propria bisaccia di curiosità.

Se oggi percorriamo un cammino, non è per ammirarne le curve ma per ascoltare quell’invito che da sempre porta con sé: «Venite e vedrete»!

Senza troppi giri di parole: chi ama le pantofole e le comodità, chi è ricco delle proprie opinioni e dei propri interessi, chi non ha più niente da imparare o da rivedere… non potrà mai diventare protagonista dei nostri cammini. Perché essi sono proposta per chi ha il coraggio di uscire dal proprio mondo per mettersi a cercarne un altro, magari col naso all’insù. Sono possibilità per chi cerca un angolo di mondo dove ritrovarsi, magari guarendo da ferite che i giorni gli hanno procurato.
Dovrebbe essere ben chiaro a tutti coloro che promuovono un cammino di fede. E quindi anche a chi – nel corso del tempo – ne ha fatto un business.

Lungo i sentieri di un cammino di fede, vorremmo si facesse esperienza di un modo alternativo e, oso dire, sovversivo di ascoltare la vita con le sue domande e i suoi bisogni. Ascoltare la vita per scoprire la preziosità di ogni scorcio e di ogni volto, l’unicità di ogni vetta e di ogni gesto, scoprendo che qualcosa manca e di questo qualcosa iniziare a sentir nostalgia. È il desiderio! Quella fame di primavera che ci fa passare notti insonni e che ci spinge a cercare il senso del cammino della vita, fermandosi con coraggio su quelle ferite che ci fanno male per guarirle e riprendere il cammino trasfigurati, con la possibilità di rileggere il passato per ospitarlo e di scrivere il futuro con inchiostro di speranza e di gioia. Anche se questo costa fatica! Ma i nostri cammini di fede regalano, a chi li percorre, l’esperienza di una compagnia che si sperimenta nel condividere momenti di cammino o di sosta che diventano occasione di conoscenza e di dialogo.

È un’esperienza singolare di umanità, alla quale contribuisce la comunità ospitale che si fa abbraccio accogliente. Ed emerge quell’elemento costitutivo dell’essere umano che è il bisogno dell’altro, che diventa scuola di convivialità, dove la logica del dono, della gratuità, della reciprocità e della gratitudine diventano coordinate per imparare il passo giusto, perché…

Lungo i sentieri di un cammino di fede, vorremmo si sentisse la musica dell’amicizia che si fa festa! E qui, voglio per un attimo fermarmi. Perché è questo il tuo tratto caratteristico, che differenzia in modo identitario i nostri cammini di fede da tutte le altre strade del mondo, anche da quella più famosa della sua categoria, che chiamano Santiago: la festa!
Quella che è capace di toccare i sensi e farli realmente incontrare con il senso. E’ urgente fare della festa il segno particolare dei nostri cammini di fede, perché quando la vita va alle sue radici con maggiore profondità, quando la vita da fatto ordinario si fa evento straordinario, allora la gioia della festa si dilata e si fa festeggiamento che catalizza attorno ad un evento del passato o della tradizione l’unione della comunità.

Lungo i sentieri di un cammino di fede, vorremmo si attivassero veri e propri laboratori di ben-essere! Un ben-essere che potremmo tradurre con “stato felice”! È la beatitudine che nascere dallo star bene in quella riuscita intimità con qualcosa o Qualcuno di insuperabilmente giusto e di segretamente atteso. È la gioia di aver scoperto di essere bene rispondendo a quella domanda cruciale che tutti ci portiamo dentro: «Per chi sono io?»

E, grazie a Te, ci si scopre chiamati! Sui tuoi sentieri ognuno scopre che Qualcuno ha scritto proprio per lui «T’Amo» sulla roccia! E la vita – con la sua arte di camminare – si trasforma, dirigendosi verso nuovi orizzonti, lasciando spazio alla presenza del Creatore, diventando capace di condividere il cammino di Dio tra le vicende degli uomini. Con una certezza: «Anche se alcuni parlano di lentezza, il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa».

Riflettere insieme, condividere e confrontarsi su questa prospettiva e visione è una possibilità da cogliere, partecipando alle due sessioni del Simposio sul turismo religioso per il 2020.

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